Shall We Change the Subject?
Riflessioni di uno storico della musica. Parte I
Richard Taruskin
Nella prima parte di questa lezione, tenuta all’Università di Stanford il 3 marzo 2008, Taruskin presenta in modo conciso alcuni argomenti fondamentali sviluppati nei suoi scritti (
The Oxford History of Western Music, 2005;
The Danger of Music and Other Anti-Utopian Essays, 2008). Taruskin, sottolinea e deplora l’influenza di alcuni musicologi tedeschi (in particolare Dahlhaus e Adorno) sulla musicologia americana e soprattutto il mod o in cui essa ne ha recepito il pensiero senza alcuna messa in discussione. In particolare, egli critica la concezione di storia della musica intesa come sviluppo storico (teoria ereditata da Kant e Hegel) con evoluzione lineare, o meglio, come ascensione crescente verso la complessità e l’atonalità per giungere al culmine dell’«emancipazione» finale dell’Arte. Seguendo la stessa linea di pensiero, Taruskin spiega come la nozione romantica di «genio» autonomo abbia pregiudicato l’apprezzamento di specifici lavori, o ancora, come l’idealizzazione di alcuni compositori abbia pregiudicato il pensiero di musicisti e critici che hanno così perso il loro approccio critico alle opere. Questo discorso conduce a una domanda, quella sul ruolo dell’artista nella società. A partire dalla metà del XIX secolo in poi, infatti, l’artista è stato sistematicamente associato al ruolo di «trasgressivo», termine da non confondere, come sottolinea Taruskin, con quello di «progressivo».